Where you stand

Mio padre recentemente mi ha detto, "E devi trovare una stabilità nella vita!".

[N.d.R. - La "E" inziale non è semplicemente enfatica, ma fa seguito ad una lunga e tormentata conversazione avvenuta una settimana prima di Pasqua, mentre eravamo in macchina di ritorno dall'aeroporto. Uno di quei momenti che non sei bene sicura stiamo davvero accadendo, per il ritmo surreale con cui i fatti si svolgono. Ma questa è un'altra storia.]

Oh papà se hai ragione. Un luogo fisso, un lavoro fisso, vero? Una casa, il posto fisso, una famiglia e l'installazione di giornate ognuna simile all'altra, in cui vedi crescere i tuoi figli, e poi un giorno li saluti, e saluti il tuo lavoro; e poi un giorno saluti tutti, per sempre.

Certo che mi piacerebbe. Alzare lo sguardo, incontrare quello di Mr. Darcy e dirsi reciprocamente che andrà tutto bene, solo con un sorriso; senza riserve, perché cosa può turbare quella quiete?

E invece alzo lo sguardo, incrocio quello di Mr. Darcy, sorrido, con gli occhi che vorrebbero esplodere, perché lo guardo e non so cosa promettergli, non so dirgli che andrà tutto bene, non so cosa dirgli. Gli rivolgo dolcemente il mio sorriso stanco, e gli dico semplicemente che se il Destino ci ha fatti incontrare, saprà forse condurci per una strada che non conosciamo, verso un posto che è Casa.

Ricordo che è così che siamo diventati amici io e Adam (il mio ex collega armeno di quando lavoravo a Milano), quando lui mi chiese "Ma quindi Anna per te cos'è la stabilità?", e, dato che comunicavamo solo in inglese (per ovvi motivi), ha poi continuato con un'intraducibile, "Where you stand?".

Ricordo che poi è andata così, io gli ho risposto, nel mio inglese stentato, raccontandogli la storia della mia vita (noi donne sappiamo essere così meravigliosamente prolisse quando non richiesto).
E lui, di risposta, mi aveva mandato una canzone.

Credits: song's official video

Commenti

  1. "Viaggiare. Partire. Forse tornare. La differenza tra il turista e il viaggiatore, diceva un tale, è la seguente: il turista ha già il biglietto per il ritorno in tasca. Il viaggiatore non considera importante l'idea del ritorno. "

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