Spirit in the dark

Era da Buzzati che non mi innamoravo così. E non me ne voglia Giulia, ho amato molto Camus, di quell'amore tenero e reverenziale che si ha per un fratello maggiore o per una zia.

Con Carrère si parla di nuovo di quella passione, di quella fame che dà alla testa, al limite con l'ossessione. Per me, che sono un'impacciata cronica e geneticamente non programmata all'armonia e alla grazia nell'esistenza pratica, vivere questo violento tramestio interiore implica, per un processo inevitabile di causa-effetto, un terribile tramestio esteriore.

Mi sono resa conto col tempo che un grande amore, nel favoloso mondo di Anna Robbi, si misura in mezzi pubblici. Mi spiego: con Limonov è stato sicuramente un colpo di fulmine, fino al profumo inebriante e oleoso delle sue pagine; ma durante gli ultimi due giorni, la passione sta raggiungendo la sua akmé, e me ne sono resa conto davanti ai seguenti fatti, in ordine: ieri sera ho preso il tram 12 al posto del 27 per tornare a casa; oggi pomeriggio ho preso il 16 nella direzione opposta, e me ne sono accorta un buon 20 minuti dopo; e stasera ho perso la fermata di casa per un soffio.

Chi mi conosce discretamente bene starà già sorridendo sotto i baffi e asserirà poi, a metà tra il malizioso e il compassionevole, che in realtà è tutto normale, che io abitualmente sono così.
Confermo, e non senza una massiccia dose di auto-ironia, che parte del mio fascino è sicuramente questa tenera impacciataggine (a causa della quale mi sono vietata severamente di ordinare spaghetti ad un primo appuntamento), ma che, come tutte le cose belle, ha un limite. Limite che viene trasceso solamente di fronte ad un grande amore, per quello che ho potuto esperire personalmente nel corso degli anni.

Ora, non so se sia effettivamente solo Emmanuel Carrère o solo Eduard Limonov, penso ad una per nulla omogenea commistione tra i due; penso, effettivamente al romanzo in sé. Come un Gin Fizz fatto come Dio comanda.

Eddy in tutta la sua fighezza. No, ma sul serio, guardate che bello. 

I capolavori sono questi, quelli che ti travolgono senza il tuo permesso, che non bussano alla porta, la sfondano senza pietà, ti ubriacano, ti inebriano come una boccetta intera di One Million di Paco Rabanne, ma soprattutto, quelli che ti fanno venire fame; che entrano nella tua fame e la alimentano fino al desiderio di voler prendere a morsi la vita stessa.

Ah, e per un puro caso di serendipità, ho contestualmente scoperto un album tremendo e meraviglioso, l'unica voce in grado di sostenere l'assenza di Limonov quando non posso leggere.

Negli stessi anni in cui Eduard rompe definitivamente con Anna e comincia il suo periodo di dandismo russo con Tanja, Aretha Franklin esce con l'Atlantic Records con uno degli album più straordinari e spaccacuore di sempre:

Spirit in the dark - Aretha Franklin

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