RB: Pierino e il lupo

Chiariamolo subito, con la stessa delicatezza e senso di necessità con cui si strappa un cerotto: RB sta per Rubrichetta Boomer. E oggi andiamo con un classicone chilling da domenica mattina.

Breve intro: Pierino e il lupo*, 1936, Sergej Prokof'ev. Ha una struttura molto semplice: c'è la voce di un narratore che accompagna l'esecuzione dell'orchestra nello svolgersi degli eventi che coinvolgono il nostro protagonista, fino al confronto finale con il lupo.

Per la sinossi, l'analisi, le spiegazioni, rimando ad altrui, qui presentiamo (sì, il plurale lo lascerò volutamente) una versione eccezionalmente bella eseguita dall'Orchestra Mariinsky di San Pietroburgo, diretta da Valery Gergiev. Il nocciolo atomico sta proprio qui, nella congiunzione di questi due elementi. Gergiev ha un tocco delicato, fermo, eppure magnetico, che quando si abbraccia con l'orchestra, è come davvero se creassero un campo di forza, in cui tu spettatore rimani intrappolato. E non sei così ansioso di uscirne. 

In letteratura, generally speaking, il bosco è il luogo dove specificatamente accade la magia (basti pensare anche solo a Sogno di una Notte di Mezza Estate di Shakespeare), quindi, in un racconto che ha elementi del fantastico, solitamente succede che il protagonista vagola un po' a zonzo, entra nel bosco e boooom, comincia l'incantamento. Ecco, con Gergiev e l'orchestra Mariinksy, accade la stessa cosa. Tu, spettatore, ti siedi sulla tua poltroncina rossa di teatro o, come in caso di una pandemia, ti sbrachi sul divano di casa tua, beatamente ignaro, quelli attaccano e boooom. Sei dentro l'incantesimo.

L'unica pugnetta è che, nella versione che così infervorata vi sto proponendo, il narratore è russo. E non c'è una versione sottotitolata in inglese e/o in caratteri occidentali. Immagino che, per chi capisca il russo, sia libidine pura, ma io guardavo questo gentiluomo parlare e gesticolare concitatamente e pensavo "Boh".

Ma vi do un consiglio. Così, in un momento in cui mi sento bold. Non guardate cercando di capire tutto. Lasciatevi andare. Alla musica, alla narrazione chiara degli strumenti, che si articolano in un dialogo continuo, fluido e puntuale. Ma anche alla melodia della voce del narratore, ai toni più acuti, all'aggravarsi della voce, alla continuità e discontinuità dei silenzi. Ai ritmi cadenzati delle pause. Lasciate che sia il corpo ad assorbire e a modularsi con la musica. Non traducete subito in numeri. Riassumendo in una parola: godetevela.

Chiudo solo con alcune linee guida per poter seguire meglio l'opera. Ogni personaggio ha una sua voce e un suo tema, e si possono distinguere come segue:
  • Pierino: archi (violino, viola, violoncello e contrabbasso)
  • L'uccellino: flauto traverso
  • Il gatto: clarinetto
  • Il nonno: fagotto
  • Il lupo: corni
  • I cacciatori: legni (clarinetto, oboe, fagotto)
  • Gli spari dei cacciatori: timpani

Enjoy :)



PS per i più temerari, segnalo un paio ancora di opere sinfoniche eseguite dalla combo perfetta Mariinsky feat. Gergiev:

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*in originale, Petya i volk, e tanto ci sarebbe da dire sulla traduzione del nome di questo infelice ragazzetto. Che noi italiani, abbiamo applicato pedissequamente. è vero anche che erano altri tempi, però, che volete fare? Dici "Pierino", ed è subito Alvaro Vitali; dici "Piccolo Pietro", ed è subito il figlio di Morandi. Cioè, proprio non si può fare. Ma chiamarlo "Marco", che era facile da trasporre universalmente no, eh? Gli inglesi, con il loro splendido e distaccato aplomb, si sono limitati ad un generico Peter and the wolf, risolvendo probabilmente tutti i conflitti intra-psichici che invece il resto dell'Europa si è accollato.

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