Anna, please don't go

C'è un verso di una delle mie canzoni preferite che recita come segue, "Don't be fooled by pain / It comes but it goes away". Mi ha sempre dato da pensare, ma questa sera ho finalmente trovato il bandolo della matassa.

Sono finalmente andata al cinema con Ilaria a vedere "Momenti di trascurabile felicità" - e già qui ci sarebbe da fare un lungo inciso sulla felice riuscita di un'impresa che portavamo avanti da settimane, attraverso peripezie e deviazioni (e film brutti. Molto brutti. Molto disturbanti. E molto brutti.). Ma questa è un'altra storia e la si dovrà raccontare un'altra volta.

Il momento di epifania è accaduto dopo il film, mentre fumavano la sigaretta della staffa e ci interrogavamo su cosa mai avremmo fatto delle nostre vite se avessimo saputo di avere solo un'ultima ora e trentadue minuti a disposizione. Ciò ovviamente versando nel panico più totale. 

Ma ad ogni modo.

Tornando a casa in metro mi sono tornate in mente quelle due righe di "Anna, please don't go" (già il titolo, tutto un programma) e mi rendevo conto pian piano che, sebbene passiamo la maggior parte delle nostre giornate inseguendo qualsiasi tipo di preoccupazione, nell'affanno e nell'ansiosa speranza di poterle risolvere, nei momenti veramente cruciali della vita, non ci aggrappiamo al pensiero di una bolletta non pagata, di un progetto ancora da consegnare, al responso degli esami del sangue, ma si impongono naturalmente in noi quei momenti così belli, così veri, così eterni che, anche se la loro durata temporale è stata minima, ci hanno costituito e, di fatto, ci costituiscono.
Un periodare così lungo, comunque solo Cicerone.

Quei momenti, che so avete in mente, così presenti da farsi eterni.
Quello che ci costituisce, quello che compone lo scheletro del nostro spirito, in fondo, non è tanto la fatica di un passaggio, il dolore di una perdita, gli errori, le mancanze, il tempo perduto.
Quello che realmente ci costituisce e costituisce lo scheletro, ma anche il cuore pulsante della nostra esistenza, è quell'abbraccio così grande che ti ci puoi accoccolare tutto dentro, quel bacio che sembra tener dentro tutto l'Universo, quel mercoledì pomeriggio in una Venezia piena di sole; è l'ultima sigaretta della sera con la tua amica del cuore; è il tuo coinquilino che ti fa la carbonara; è la prima volta che leggi La Storia Infinita (ma anche la seconda, la terza)...

Punta della Dogana, uno dei miei dieci posti preferiti al mondo. Febbraio 2019.

E quindi sì, alla fine dei conti, vorrei che tutti i momenti della vita, della giornata, fossero cruciali; che potessero cadere una volta per tutte le sovrastrutture, le frustrazioni, le paure, i non detti, e che, per una volta almeno, ci concedessimo di essere felici.

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