Ballata per il mercoledì mattina

Lavoro da qualche tempo in via Solari, e arrivo in ufficio piuttosto presto - prima delle 9, quell'orario in cui la strada è ancora assorta in uno sguaiato dormiveglia e la gente non parla e tutto intorno a te si limita a guardarti assonnato dietro gli alberi, dietro l'Esselunga o stretti dentro il 14.

Entro in quel silenzio ancora fragrante di inizio, nella sacralità di un mattino ancora da cominciare.
L'unico rumore è quello della Nespresso a cui concedo il primo bacio di ogni giorno e guardo ancora a luci spente le scrivanie e il cortile e le case dietro le finestre.

E poi dolce, discreto, fiero, il suono di un piano. Non so se al piano di sopra o qualche piano di sopra. Solitamente sono sonate per pianoforte di Schubert o di Chopin.

Prima che arrivino gli allievi, prima che la lunga giornata cominci. 

C'è quel momento, quella mezz'ora, in cui tutto deve ancora cominciare; prima che la gente, i clienti, i fornitori, i colleghi; prima che il mondo si insinui nella verginalità del mattino, ci siamo solamente io, le sue mani e il pianoforte.


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