#cineforum: mother!

Film altamente controverso, amatissimo dalla critica e ampiamente disgustato dal pubblico, mother! è il film più disturbante che abbia mai visto.

Ho dovuto lasciarlo decantare – nello stomaco più che nel cuore, per circa un giorno e mezzo. 
Una volta placati i bollori e scacciate le visioni più conturbanti, ho cominciato, presa da una curiosità affamatissima, a cercare per tutto il globo internetacqueo, riferimenti, commenti tecnici, chiarimenti  specialmente in merito all'uso della fotografia e al montaggio.

Man mano che leggevo, mi sono resa conto che questo è un passaggio fondamentale da fare, per un motivo semplicissimo, che sta alla base di qualsiasi forma poetica: la forma è inscindibile dal contenuto. Quindi, onde prevenire illazioni di qualsiasi genere e per evitare di scivolare pericolosamente nell'opinionismo sterile ed ideologico (soprattutto se riguardo film difficili come questo) ho capito che bisogna partire dal capire cosa sto guardando.

A tal proposito, condivido di seguito un link, che vi consiglio caldamente di leggere, poiché dal contenuto altamente chiarificante (e inoltre è un articolo molto godibile!):


Mi ha colpito moltissimo la figura di “Lui”, del Poeta. Lui, che rappresenta Dio, il Creatore, il Poeta (alla stregua di un Iluvatar tolkeniano). Ed è un Dio autoriferito e autoreferenziale, che si bea dell’adorazione degli uomini, disposto al perdono e all’accoglienza incondizionati. 
Allo stesso tempo, non è disposto ad aiutare realmente l’uomo (che ci viene presentato nella sua dimensione quasi unicamente bestiale) in un percorso di elevazione. Lui proferisce la Parola, ma poi lì si ferma, come se non ci fosse una vera proposta di crescita o, appunto, di elevazione. Sembra che, in fondo, Lui ami gli uomini perché ha bisogno di nutrirsi della loro venerazione, non per un interesse reale che loro diventino esseri migliori. Al punto che non si capisce nemmeno quanto realmente ami “lei”, la madre, con la quale ha un rapporto distaccato, disattento e scarsamente interessato; certamente non l’atteggiamento ardente e/o tenero di un innamorato. Sembra quasi che, di fatto, Lui preferisca amare l’umanità intera nella sua indistinta generalità, piuttosto che ogni singola persona nella sua unicità storica.


Credits: http://www.shockya.com/

Viene posto dunque un accento di critica bilaterale: in primo luogo, in maniera più eclatante, vediamo questi uomini, che vengono tratteggiati alla stregua di fedeli animali domestici, che giurano lealtà eterna a Lui, che in un certo senso è compagno, ma è anche padrone di questi esseri volutamente sottomessi. Esseri semplici, al fondo gretti, pigri, dal senso critico assente, per nessun motivo amabili e nei quali non avviene alcun cambiamento in tutto il corso del film.

E poi vediamo il Poeta, questo Dio dallo sguardo sempre assente, sempre rivolto su se stesso, incapace di un amore vero e reale, innanzitutto, nei confronti di lei, l’essere che gli è più prossimo, l’unica che lo ama davvero, che lo sostiene, che lo corregge e che, in ultimo, dà veramente tutto per lui.

La pellicola si conclude con uno strano accenno di speranza: Lui che, grazie al cuore di lei, ricomincia a creare la vita, a qualunque costo, ma comunque in una spirale ciclica di egocentrismo, dentro la quale Dio dipende dall'uomo come la Regina di Biancaneve dipendeva dallo specchio magico.

Insomma, mother! è un film che ti spezza le ossa, che vìola le camere più intime dell'animo e ci entra con una crudezza tale da lasciarti straniato e catatonico. Ed è stimolante, tantissimo.

È una summa poetica incredibile del lavoro di Aronofsky, e fa esattamente quello che la poesia dovrebbe sempre fare: portare il fruitore dritto dentro il cuore delle cose, dritto nel ventre della vita, della propria vita, e permettergli di guardare quello che lui da solo non avrebbe mai visto.

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