Manifesto in elogio al sudore di Joe Cocker
Contro ogni
tendenza all’esasperazione della bellezza estetica, contro le fashion blogger,
le beauty blogger, il nutrizionismo esacerbato, contro i radical chic, l’edonismo
narcisistico (N.d.R. sottolineo narcisistico
perché l’edonismo preso in purità può far solo che bene), contro ogni
entusiasmo forzato, che devi essere felice per forza, che devi essere perfetto
e uguale come un barattolo di zuppa Campbell.
Noi crediamo in
ogni spleen, in ogni capello fuori
posto, in ogni pensiero fuori posto, in chi non è capace di mangiare gli
spaghetti, in chi non si accorge di cantare in mezzo alla strada con la musica
nelle orecchie (N.d.R. un amico di cui non farò il nome narrò che una volta
turbò la quiete e l’animo dei passanti cantando delle arie d’opera di natura
apparentemente misogina), in chi non si accontenta di essere felice per quello
che vogliono venderti e si sente sempre fuori luogo.
Crediamo nei
capelli crespi di Grace Slick e Robert Plant, nella voce grattata di Janis
Joplin, nelle guance di Dizzie Gillespie, nei piedi scalzi di Sandie Shaw, nell’afonia
di Bob Dylan, nel traforo tra gli incisivi di Vanessa Paradis, nel sudore del
mio grande amore Joe Cocker, nelle doti di ballerino di Franco Battiato e nella
pronuncia inglese di Guccini.
Crediamo inoltre
che sia meglio fermarci qui, prima che questo post diventi una canzone de Lo Stato Sociale.
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